Saxifraga squarrosa o Sassifraga delle Dolomiti
Il sacro intimo della Grande Madre
Diversi anni fa, ricercando e scrivendo un breve saggio sul sacro intimo femminile e sul rito dell'Anasyrma - un gesto apotropaico che consisteva nel mostrare le parti intime, sollevando le gonne, per placare tempeste e domare il mare, nonché per allontanare qualsiasi tipo di oscurità - mi ero imbattuta nella foto di una piantina delicata e bellissima, che cresce nelle fenditure delle rocce e, in molti casi, richiama visivamente proprio il sacro intimo delle donne. Quella foto mi aveva ispirato percezioni bellissime, ma in tutti questi anni non avevo mai capito di che pianta si trattasse.
Un paio di giorni fa, facendo altre ricerche su piante tipiche dell'arco alpino, l'ho finalmente ritrovata e riconosciuta come la Saxifraga squarrosa, comunemente chiamata Sassifraga delle Dolomiti. Si tratta dunque di una varietà di Sassifraga che cresce spontanea proprio sulle Dolomiti, fra le fenditure delle pallide rocce di dolomia, e riempie di ulteriore bellezza il corpo della nostra splendida Madre Natura.
29 maggio 2016
5 aprile 2016
Il Ninfeo di Pombia
Pombia - Novara - PIEMONTE
Il Ninfeo
Il luogo di cui vi sto per raccontare è antichissimo e immerso in una magia che non si è mai allontanata. È quasi del tutto sconosciuto, non ne parla nessuno, e persino gli abitanti del paese in cui si trova – Pombia, in epoca romana “Flavia Plumbia”, in provincia di Novara – lo conoscono poco. Eppure cercando notizie di altri luoghi ne sono venuta a conoscenza, e oggi finalmente l’ho visitato. E’ molto difficile accedervi perché è nascosto all’interno di una proprietà privata, e per poterlo vedere bisogna chiedere il permesso ai proprietari del terreno, i quali non abitano lì. Oggi ho avuto la fortuna di trovarli proprio in cortile e un po’ controvoglia mi ci hanno accompagnata.
Si tratta di un antico Ninfeo di origine romana, completamente interrato, risalente probabilmente al IV secolo e formato da una vasca ottagonale nella quale si raccoglie l’acqua di una sorgente perpetua – scorre sin da quando ne si ha conoscenza – che dopo aver riempito la vasca scorre fuori in un ruscelletto sinuoso.
Intorno alla vasca coperta da un soffitto a cupola, sono scavate cinque nicchie, che un tempo ospitavano cinque statue, molto probabilmente Dee Matronae celtiche o Ninfe romane. La sorgente era infatti sacra ai celti e solo in epoca romana divenne un Ninfeo: “In età celtica c’era una fontana sacra, diventata poi Ninfeo sotto i Romani” (Grazia Maria Francese, Roh Saelho)
Il Ninfeo
Il luogo di cui vi sto per raccontare è antichissimo e immerso in una magia che non si è mai allontanata. È quasi del tutto sconosciuto, non ne parla nessuno, e persino gli abitanti del paese in cui si trova – Pombia, in epoca romana “Flavia Plumbia”, in provincia di Novara – lo conoscono poco. Eppure cercando notizie di altri luoghi ne sono venuta a conoscenza, e oggi finalmente l’ho visitato. E’ molto difficile accedervi perché è nascosto all’interno di una proprietà privata, e per poterlo vedere bisogna chiedere il permesso ai proprietari del terreno, i quali non abitano lì. Oggi ho avuto la fortuna di trovarli proprio in cortile e un po’ controvoglia mi ci hanno accompagnata.
Si tratta di un antico Ninfeo di origine romana, completamente interrato, risalente probabilmente al IV secolo e formato da una vasca ottagonale nella quale si raccoglie l’acqua di una sorgente perpetua – scorre sin da quando ne si ha conoscenza – che dopo aver riempito la vasca scorre fuori in un ruscelletto sinuoso.
Intorno alla vasca coperta da un soffitto a cupola, sono scavate cinque nicchie, che un tempo ospitavano cinque statue, molto probabilmente Dee Matronae celtiche o Ninfe romane. La sorgente era infatti sacra ai celti e solo in epoca romana divenne un Ninfeo: “In età celtica c’era una fontana sacra, diventata poi Ninfeo sotto i Romani” (Grazia Maria Francese, Roh Saelho)
30 marzo 2016
La Madre del Latte di Landiona
Le Vie del Latte
Alla riscoperta delle antiche Madri del Latte
Santuario della Madonna dei Campi – Landiona – Novara – PIEMONTE
Proseguono le ricerche sulle splendide Madri del Latte e oggi finalmente ho potuto visitare il Santuario della Madonna dei Campi di Landiona, che apre soltanto il giorno di Pasquetta e in alcune altre rarissime occasioni. Questo santuario, risalente al XII secolo circa, è poco conosciuto ma importantissimo, perché contiene due affreschi fra i più belli e significativi.
Il primo ovviamente è quello che raffigura una splendida e dolcissima Madonna del Latte, fra le più amorevoli e delicate che abbia visto. Il suo volto è sorridente, a differenza di tante altre raffigurazioni simili, e il bimbo beve avidamente dal suo seno rotondo tenendolo fra le manine.
La dolcezza che questa Madonna trasmette dagli occhi, dall’inclinazione della testa, è molto umana, molto naturale, e si sente a pelle. Intorno a lei sono dipinti i fiori di melograno e in lei si riconosce davvero uno degli aspetti più teneri e semplici della Grande Madre antica, molto diversa dalle tipiche raffigurazioni mariane, spesso austere o tristi e dimesse. Purtroppo l’affresco è stato rovinato per la creazione successiva della finestrella sottostante.
Alla riscoperta delle antiche Madri del Latte
Santuario della Madonna dei Campi – Landiona – Novara – PIEMONTE
Proseguono le ricerche sulle splendide Madri del Latte e oggi finalmente ho potuto visitare il Santuario della Madonna dei Campi di Landiona, che apre soltanto il giorno di Pasquetta e in alcune altre rarissime occasioni. Questo santuario, risalente al XII secolo circa, è poco conosciuto ma importantissimo, perché contiene due affreschi fra i più belli e significativi.
Il primo ovviamente è quello che raffigura una splendida e dolcissima Madonna del Latte, fra le più amorevoli e delicate che abbia visto. Il suo volto è sorridente, a differenza di tante altre raffigurazioni simili, e il bimbo beve avidamente dal suo seno rotondo tenendolo fra le manine.
La dolcezza che questa Madonna trasmette dagli occhi, dall’inclinazione della testa, è molto umana, molto naturale, e si sente a pelle. Intorno a lei sono dipinti i fiori di melograno e in lei si riconosce davvero uno degli aspetti più teneri e semplici della Grande Madre antica, molto diversa dalle tipiche raffigurazioni mariane, spesso austere o tristi e dimesse. Purtroppo l’affresco è stato rovinato per la creazione successiva della finestrella sottostante.
30 gennaio 2016
Conturina, la Fanciulla di Pietra
Marmolada e Val Contrin - Canazei - Trento - TRENTINO ALTO ADIGE
Conturina, la Fanciulla di Pietra
Ricordate la bella storia di Conturina, la fanciulla trasformata in pietra e incastonata nella Marmolada?
Il suo bellissimo volto emergeva dalla pallida parete rocciosa, e lei intonava il suo canto dall'alto della roccia:
"Son de sass e no me meve
son de crepa en Marmolèda
son na fia abandonèda
e no sé per che rejon."
Vorrei accompagnare a questo splendido brano estratto dal testo di Nicola Dal Falco e Ulrike Kindl il disegno che l'artista Manara ha tratto dalla storia della bellissima Conturina:
"Chi l'ha offesa, allontanata, costretta al silenzio e, infine, legata in cima ad un picco come si abbandona l'offerta, la restituisce in realtà al suo aspetto originario di nume.
Pura evidenza e fuoco segreto di roccia.
Conturina, la Fanciulla di Pietra
Ricordate la bella storia di Conturina, la fanciulla trasformata in pietra e incastonata nella Marmolada?
Il suo bellissimo volto emergeva dalla pallida parete rocciosa, e lei intonava il suo canto dall'alto della roccia:
"Son de sass e no me meve
son de crepa en Marmolèda
son na fia abandonèda
e no sé per che rejon."
Vorrei accompagnare a questo splendido brano estratto dal testo di Nicola Dal Falco e Ulrike Kindl il disegno che l'artista Manara ha tratto dalla storia della bellissima Conturina:
"Chi l'ha offesa, allontanata, costretta al silenzio e, infine, legata in cima ad un picco come si abbandona l'offerta, la restituisce in realtà al suo aspetto originario di nume.
Pura evidenza e fuoco segreto di roccia.
26 gennaio 2016
La Madre delle Acque di San Nazzaro Sesia
Le Vie dell’Acqua
Alla riscoperta delle antiche Madri delle Acque
Santuario della Madonna della Fontana – San Nazzaro Sesia – Novara – PIEMONTE
In questi ultimi giorni, complice un bellissimo brano sulla pagina Dea in Piemonte, sono stata più volte al Santuario della Madonna della Fontana, sotto il cui altare scorre una sorgente naturale le cui acque contengono proprietà guaritive. La prima volta ci sono stata al crepuscolo, era quasi buio, la luna quasi piena brillava nel cielo limpido, e ho potuto bere in solitudine l’acqua sacra, inginocchiata sui gradini coperti di foglie secche. La seconda volta ho scattato la maggior parte delle foto che vedete, e la terza, ovvero ieri, ho potuto finalmente entrare nel santuario – sempre chiuso perché apre solo per le funzioni domenicali pomeridiane – e vedere la sorgente attraverso il vetro dietro l’altare, anche se per via del freddo il vetro era tutto appannato.
Ero in un santuario cristiano, eppure quella nicchia nascosta dietro l’altare era il richiamo dell’antico, il richiamo di un epoca in cui certamente questo luogo era dedicato – e abitato, come forse lo è ancora – dalle divinità femminili acquatiche. La sorgente che passa sotto terra è la stessa.
Ma partiamo dall’inizio con un po’ di storia del luogo. Nel 1591 “Monsignor Vizia”, visitando il posto notò la presenza di un quadretto affisso sul tronco di un antico rovere. Si trattava di un bassorilievo in cotto – ora incorporato nella parte alta e frontale dell’altare – raffigurante la Vergine col bambino. A pochi passi scorreva una sorgente guaritiva, considerata miracolosa. Il religioso fece allora erigere una cappella in onore della Madonna della Fontana.
Alla riscoperta delle antiche Madri delle Acque
Santuario della Madonna della Fontana – San Nazzaro Sesia – Novara – PIEMONTE
In questi ultimi giorni, complice un bellissimo brano sulla pagina Dea in Piemonte, sono stata più volte al Santuario della Madonna della Fontana, sotto il cui altare scorre una sorgente naturale le cui acque contengono proprietà guaritive. La prima volta ci sono stata al crepuscolo, era quasi buio, la luna quasi piena brillava nel cielo limpido, e ho potuto bere in solitudine l’acqua sacra, inginocchiata sui gradini coperti di foglie secche. La seconda volta ho scattato la maggior parte delle foto che vedete, e la terza, ovvero ieri, ho potuto finalmente entrare nel santuario – sempre chiuso perché apre solo per le funzioni domenicali pomeridiane – e vedere la sorgente attraverso il vetro dietro l’altare, anche se per via del freddo il vetro era tutto appannato.
Ero in un santuario cristiano, eppure quella nicchia nascosta dietro l’altare era il richiamo dell’antico, il richiamo di un epoca in cui certamente questo luogo era dedicato – e abitato, come forse lo è ancora – dalle divinità femminili acquatiche. La sorgente che passa sotto terra è la stessa.
Ma partiamo dall’inizio con un po’ di storia del luogo. Nel 1591 “Monsignor Vizia”, visitando il posto notò la presenza di un quadretto affisso sul tronco di un antico rovere. Si trattava di un bassorilievo in cotto – ora incorporato nella parte alta e frontale dell’altare – raffigurante la Vergine col bambino. A pochi passi scorreva una sorgente guaritiva, considerata miracolosa. Il religioso fece allora erigere una cappella in onore della Madonna della Fontana.
25 gennaio 2016
La Madre del Latte di Gionzana
Le Vie del Latte
Alla riscoperta delle antiche Madri del Latte
Santuario della Madonna del Latte – Gionzana – Novara - PIEMONTE
In questo tempo dell’anno, in cui la candida Brighid, protettrice del latte e della lattazione di animali – specialmente pecore – e donne, vorrei dedicare alcune delle mie ricerche alle antichissime Madri del Latte, che sopravvivono oggi nella figura delle varie Madonne del Latte, i cui santuari sempre molto antichi sorgono su luoghi un tempo legati alle Matronae, dunque alle Grandi Madri, e alle divinità femminili delle acque guaritive.
Per percorrere questo viaggio occorre “guardare attraverso il velo”, ovvero cercare di posare lo sguardo oltre il velo della cristianità, per riconoscere gli antichi simboli e gli indizi che ci parlano dei culti femminili pre-cristiani, e specialmente dei culti della Madre del Nutrimento, la Madre che Allatta, nutre e veglia sui suoi figli.
Naturalmente la prima tappa di questo viaggio non può che cominciare da un luogo a me molto vicino, al quale sin da bambina sono sempre stata affezionata.
Si tratta del Santuario della Madonna del Latte, vicino a Gionzana, nelle campagne del novarese.
Cosa collega questo luogo agli antichi culti femminili?
Alla riscoperta delle antiche Madri del Latte
Santuario della Madonna del Latte – Gionzana – Novara - PIEMONTE
In questo tempo dell’anno, in cui la candida Brighid, protettrice del latte e della lattazione di animali – specialmente pecore – e donne, vorrei dedicare alcune delle mie ricerche alle antichissime Madri del Latte, che sopravvivono oggi nella figura delle varie Madonne del Latte, i cui santuari sempre molto antichi sorgono su luoghi un tempo legati alle Matronae, dunque alle Grandi Madri, e alle divinità femminili delle acque guaritive.
Per percorrere questo viaggio occorre “guardare attraverso il velo”, ovvero cercare di posare lo sguardo oltre il velo della cristianità, per riconoscere gli antichi simboli e gli indizi che ci parlano dei culti femminili pre-cristiani, e specialmente dei culti della Madre del Nutrimento, la Madre che Allatta, nutre e veglia sui suoi figli.
Naturalmente la prima tappa di questo viaggio non può che cominciare da un luogo a me molto vicino, al quale sin da bambina sono sempre stata affezionata.
Si tratta del Santuario della Madonna del Latte, vicino a Gionzana, nelle campagne del novarese.
Cosa collega questo luogo agli antichi culti femminili?
12 dicembre 2015
La Roccia della Fantina
Angrogna - Valli Valdesi - Torino - PIEMONTE
La Roccia della Fantina
In dialetto valdese si chiama Roccha d'la Fantina, o Roccha Filera, e la sua storia è bellissima.
Così ci racconta Marie Bonnet nel suo libro sulle tradizioni valdesi:
"Ad Angrogna, verso la punta del monte Servin, c'era una volta un abbeveratoio, cove le "fantine" [le Fate pastore] lavavano i loro panni. Esse custodivano greggi fiorenti che costituivano la loro occupazione e il loro guadagno, e quando il freddo le cacciava dalla loro abitazione estiva, scendevano fino alla loro Roccha d'la Fantina che avevano esse stesse trasportata lì da non si sa dove."
(Marie Bonnet, Tradizioni orali delle valli valdesi del Piemonte)
La Roccia della Fantina era dunque la dimora invernale delle Fantine, le graziose e minute Fate pastore, che conoscevano i segreti per preparare il burro, la ricotta e addirittura quelli per trasformare il siero del latte in miele e cera, e che oltretutto erano abilissime filatrici.
Ed ecco che arriviamo al cuore della leggenda...
Si racconta che ogni anno, fra la mezzanotte e l'una della notte di Natale, sulla cima della Roccia della Fantina compaia una splendida fanciulla-fata bianca, vestita di uno splendido abito candido come la neve, e si dice in quel breve arco di tempo lei fili la lana, con un piedino poggiato su un grande noce e l'altro sulla ripida roccia. In questo modo fa scivolare il suo fuso magico giù fino a terra, proprio dove c'è la stradina del paese.
La Roccia della Fantina
In dialetto valdese si chiama Roccha d'la Fantina, o Roccha Filera, e la sua storia è bellissima.
Così ci racconta Marie Bonnet nel suo libro sulle tradizioni valdesi:
"Ad Angrogna, verso la punta del monte Servin, c'era una volta un abbeveratoio, cove le "fantine" [le Fate pastore] lavavano i loro panni. Esse custodivano greggi fiorenti che costituivano la loro occupazione e il loro guadagno, e quando il freddo le cacciava dalla loro abitazione estiva, scendevano fino alla loro Roccha d'la Fantina che avevano esse stesse trasportata lì da non si sa dove."
(Marie Bonnet, Tradizioni orali delle valli valdesi del Piemonte)
La Roccia della Fantina era dunque la dimora invernale delle Fantine, le graziose e minute Fate pastore, che conoscevano i segreti per preparare il burro, la ricotta e addirittura quelli per trasformare il siero del latte in miele e cera, e che oltretutto erano abilissime filatrici.
Ed ecco che arriviamo al cuore della leggenda...
Si racconta che ogni anno, fra la mezzanotte e l'una della notte di Natale, sulla cima della Roccia della Fantina compaia una splendida fanciulla-fata bianca, vestita di uno splendido abito candido come la neve, e si dice in quel breve arco di tempo lei fili la lana, con un piedino poggiato su un grande noce e l'altro sulla ripida roccia. In questo modo fa scivolare il suo fuso magico giù fino a terra, proprio dove c'è la stradina del paese.
Iscriviti a:
Post (Atom)