28 novembre 2014

Il Lago della Vecchia - Aggiornamento

Tempo fa ho raccontato la bellissima storia del Lago della Vecchia, nel Biellese. Una Vecchia che un tempo era stata una splendente regina e che quando rimase sola per la morte del suo amato sposo, si ritirò nei pressi del Lago e visse a lungo in compagnia di un Orso, che le stava accanto e le era amico.
Riporto ora la leggenda e la descrizione del Lago con le parole uniche, poetiche e profondamente belle dell'antica autrice Maria Savi-Lopez, che nel 1800 ne scrisse divinamente nel suo testo “Leggende delle Alpi”.

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“La leggenda del Lago della Vecchia nel Biellese è forse una delle più note fra quelle intorno ai laghi alpini (...).
A quell'altezza, innanzi all'acqua tersa come uno specchio, ove si rifletteva lo scintillìo dei nevai e delle rocce che sembravano d'acciaio, io non mi trovai fra quel silenzio che mi fece provare spesso un senso di sgomento vicino ad altri laghi alpini; invece si udiva la voce dell'acqua che scendeva in cascata dagli altissimi nevai, che si adagiano verso le nude creste.
Fra quella solenne grandezza del paesaggio visse la vecchia leggendaria, che ebbe un orso per fido compagno. Dicesi ch'ella aveva portato sulla fronte un serto di regina, ed era andata a cercare la pace vicino al lago alpino, ove in una bara d'oro avea fatto deporre la salma dello sposo, che erale stato unito da infinito amore negli anni sereni della giovinezza, e fra lo splendore del regno.

19 novembre 2014

La Corsa delle Fate e il Laghetto delle Streghe

Monte Civrari - Val di Susa e Val di Viù - Torino - PIEMONTE
La Corsa delle Fate e il Laghetto del Tesoro vegliato dalle Streghe

Anche il Monte Civrari era un luogo prediletto dalle Fate ed era particolarmente legato a una delle molte varianti della leggenda della Corsa delle Fate, spesso guidata in altri luoghi dalla luminosa Dea Berchta.
Le Fate del Civrari “volano rapidamente o corrono sui colli e le creste frastagliate”, sono bellissime fanciulle e appaiono di notte. Così la loro Corsa viene descritta dall'autrice e ricercatrice Maria Savi Lopez, che ebbe la fortuna di ascoltarne un resoconto dalle labbra di un vecchio montanaro del Civrari, che l'aveva vista:

“(...) e mentre il vecchio descriveva la visione apparsagli in quella notte, mi pareva di veder passare le fate colle corone di edelweiss (stelle alpine), ritte sui carri di fuoco, in uno splendore di luce, seguite dai folletti nella corsa vertiginosa sulle creste, i colli e le altissime cime.”

“In questa credenza della corsa notturna delle fate sulle nostre Alpi Graie, che non devesi confondere colla ridda delle streghe, trovasi molta relazione con altre credenze che durano ancora su tutta la catena delle Alpi; e specialmente verso il Tirolo e le regioni austriache, ove si ha viva memoria della dea Bercht, che ebbe un culto esteso nell'antichità e venne ricordata da Tacito.”

Il Pianoro delle Streghe

Monte Cistella - Val d'Ossola - Provincia di Verbano-Cusio-Ossola - PIEMONTE
Il Pianoro delle Streghe

Ogni qual volta le leggende popolari nominano le Fate o le Streghe in riferimento a qualche luogo particolare, percepiamo forte l'eco delle antiche Tradizioni Femminili, dei loro culti segreti, dei loro spazi preferiti in cui, spesso, tali culti venivano celebrati. E le celebrazioni, nonché i riti sacri delle Tradizioni Femminili, erano sempre manifestazioni gioiose, armoniose e spesso fortemente legate all'Amore.
Nella misteriosa Val d'Ossola, il luogo prediletto dalle Streghe era il Monte Cistella, e in particolare il Corno di Cistella. Si diceva che a volte si potevano intravedere nel buio del crepuscolo certe processioni luminose che lentamente raggiungevano le alte vette, e che una magica nebbiolina avvolgesse poi le montagne, forse per nascondere dietro a un velo inaccessibile le feste delle Donne.
Ecco alcuni estratti che narrano di come le Streghe fossero viste dagli ossolani, specialmente riguardo al Monte Cistella, al Corno di Cistella e al Pizzo Diei:

"Ritrovo classico delle streghe d'Antigorio era la sommità del Corno di Cistella, ove le masche, trasformate in gatti e volpi e talora in bellissime fanciulle con le chiome al vento, si radunavano (...) a ballare (...)."