2 febbraio 2020

Il Santuario di Crea, o la Collina della Madre Bruna

Santuario della Madonna di Crea e Sacro Monte di Crea – Serralunga di Crea – Alessandria - PIEMONTE
La Collina della Madre Bruna

In Piemonte si trovano due fra i luoghi più sacri all’eterno femminino d’Italia. Si tratta di due colline, che originariamente erano dedicate alla Grande Madre e che con l’arrivo della cristianità vennero rese grandi centri cultuali dedicati alla Madonna. Una di queste colline, leggermente meno importante della seconda, è quella del Sacro Monte di Crea, in Monferrato; sulla seconda, invece, sorge niente meno che il grande Santuario di Oropa.
Su entrambe le colline è presente – ed è la meta dei molti pellegrini – una Madonna Nera.
Sulla simbologia della Madonna Nera si potrebbe scrivere un libro intero, e ne sono stati scritti molti, pertanto non mi è possibile approfondirla qui, però una cosa che credo si possa affermare senza sbagliare è che la Madonna Nera è la più misteriosa e ambigua di tutte, tanto che lo stesso clero spesso ne parla malvolentieri, e purtroppo molte madonne, nere e quindi “scomode” in origine, nel corso dei secoli sono state letteralmente sbiancate.

Legata alle antiche divinità femminili più nascoste e incomprensibili, infere, nel senso di ctonie, terrigene, notturne, celate e non “avvicinabili” da tutti, la Madonna nera è possibile che sia legata a luoghi in cui si custodivano misteri, ovvero dove esistevano vie iniziatiche segrete che si prefiggevano di sperimentarli e rivelarli. E forse uno dei motivi per cui sono nere è proprio questo. Sono oscure perché inconoscibili, e si rivelano veramente solo dopo un lungo e tortuoso percorso.

La leggenda vuole che intorno al 350 d.C. Sant’Eusebio avesse portato con sé dall’Oriente tre statue di Madonne Nere: una la lasciò a Crea, una a Oropa e la terza a Cagliari, in Sardegna.
Ognuno di questi tre luoghi era sacro a divinità femminili pre-cristiane, delle quali la Madonna Nera prese il posto.
Tralasciando per adesso il più grande e famoso Santuario di Oropa, vorrei parlare invece del Sacro Monte di Crea, nel quale la Madonna Nera, chiamata Madonna Bruna di Crea – purtroppo anch’essa chiarificata – è solo uno degli elementi che ne rivelano la sacralità risalente ad epoche antiche.
Questi elementi sono riscontrabili in tre posti diversi, poco distanti l’uno dall’altro.
Attualmente il Sacro Monte è costituito da 23 cappelle e da 5 romitori, ma ad interessare di più sono solo le prime due cappelle.

La prima cappella, posta a lato della strada che sale verso il Sacro monte, è dedicata al martirio di Sant’Eusebio, ma sorge su una sorgente perenne che si crede abbia poteri curativi da tempo immemore. Viene descritta in modo poetico da Luigi Gabotto nel 1924, il quale la chiama “fontanella perenne di chiare, dolci, fresche acque, che mormora ancor oggi al pellegrino la sua riposante canzone”, e la leggenda cristiana vuole che sia stata fatta sgorgare dal Santo. Ovviamente esisteva da molto prima, ed è lecito pensare che fosse sacra alle entità femminili che vegliavano il luogo, e che qui venivano onorate. Oggi purtroppo, la fontanella non scorre più.

La seconda cappella, ancora separata da tutte le altre e isolata nel bosco, si affaccia proprio davanti a una parete di roccia molto alta – circa tre metri – nella quale sono presenti molte nicchie dalle forme particolari. Alla base mostra una sorta di sedile naturale che viene chiamato “la pietra che guarisce”, perché sedendovi sopra, oppure sfregando sulla sua roccia le parti del corpo malate e sofferenti, si dice che si venga guariti.
In una delle piccole nicchie si può notare anche la presenta di un piccolo volto, dipinto forse alcuni decenni fa. Non si conosce il motivo di questo gesto, ma è possibile che quella particolare rientranza avesse una connotazione particolarmente sacra.
Sbirciando all’interno della cappella, inoltre, si vede la rappresentazione del riposo di Sant’Eusebio, e una statua della Madonna Nera – non antica ma interessante – che riprende le forme non tanto di quella di Crea, ma di quella di Loreto.
Proprio accanto alla seconda cappella, una spaccatura nella roccia permette di raggiungere in breve tempo l’apice della collina – tagliando e accorciando il percorso – e quindi il santuario. La leggenda vuole che sia stato Sant’Eusebio a provocare la spaccatura, per poterla attraversare e raggiungere la cima, ma di certo anche questa è molto più antica.
Oltre la spaccatura si accede al bosco sacro, caro alle antiche dee, e in breve appare il santuario.

All’interno della chiesa, nella cappella di destra, è conservata la preziosa statuetta di legno di cedro della Madonna Bruna di Crea, risalente al 1300 – è quindi del tutto anacronistico attribuire a Sant’Eusebio la sua collocazione a Crea – purtroppo sbiancata, alla quale si attribuiscono guarigioni e miracoli.

Nel suo bellissimo testo sui massi sacri (Le grandi pietre magiche, pagg. 31-33), Roberto Gremmo ipotizza che “il percorso devozionale più antico seguisse un tracciato più lungo soprattutto perché più in basso, a Salabue sgorgano la “fontana dello zolfo” famosa per le sue cure catarrali e delle affezioni cutanee ed una fonte d’acqua lassativa.”
Proseguendo la ricerca, ho notato che l’intera zona circostante, ovvero gran parte del Monferrato, è costellato di sorgenti dai poteri curativi, e che la maggior parte di esse sono solforose.
La presenza di numerose sorgenti solforose, e della Madonna Nera al santuario, mi ha fatta pensare a quale potesse essere la natura della divinità femminile che presiedeva a Crea, e anche se non è in alcun modo possibile dimostrare qualsiasi ipotesi a riguardo, mi è piaciuto pensare che fosse una dea simile alla Mefitis mediterranea.
Mefite era infatti onorata anche in almeno due luoghi del Nord Italia, ovvero a Cremona e a Lodivecchia, vicino a Lodi, e nella zona di Cremona era forse legata al fiume Po, e in specifico a quei punti in cui l’acqua formava polle stagnanti e maleodoranti – ricordiamo che Mefitis era una dea delle acque solforose e curative, ma divenne soprattutto una dea delle mofete e dei luoghi stagnanti, malsani, venefici e intossicanti.
Il suo nome significa “Colei che sta nel mezzo”, o “Colei che fuma nel mezzo”, ed è la divina intermediaria fra gli opposti, così come fra il mondo di sopra e il mondo di sotto.
Una dea poco conosciuta e difficilmente conoscibile, oscura e misteriosa, che potrebbe essere stata all’origine di alcune delle Madonne Nere in Italia.
A Canneto, nel Lazio, per esempio, la famosa Madonna Nera è custodita nella chiesa che venne costruita esattamente sopra l’antico tempio di Mefite, e anche a Cremona, dove si onorava Mefite, è presente una Madonna Nera.
Per giungere a Crea si oltrepassa il Po, il santuario sorge poco distante, e tutt’intorno scorrono sorgenti sulfuree. È dunque possibile che la dea delle acque solforose sia giunta fino a qui?
Forse non è totalmente da escludere, anche se è più facile che la dea onorata sulla collina di Crea fosse legata alle altezze, alle acque purissime, magari alla presenza di una fiamma perenne, ovvero la corrispettiva celtica italiana della celtica irlandese Brigid, sopravvissuta in molti toponimi di gran parte del Nord Italia, e in particolare della sua parte occidentale.

Al di là delle varie ipotesi, ciò che è certo è che la presenza della Grande Madre era più che mai intensa e sentita nella zona di Crea, immersa nel verde delle colline, affiancata da rocce sacre, accarezzata dalle acque del Po e attraversata da sorgenti tiepide, sanatorie, solforose e ricche di ferro – da cui il termine mon-ferrato.
L’aspetto della Madre onorato in questo luogo, inoltre, era particolarmente misterioso, forse mai del tutto conoscibile, venerato ancora oggi nella forma di una Madonna Nera che preserva nel suo mantello i misteri che forse, in epoche antichissime, ha concesso di penetrare alle sue figlie e ai suoi figli più vicine/i.

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La ricerca continua, in alcune fonti sulfuree che ho scelto fra le tante per il fascino che mi hanno ispirato.

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ALBUM FOTOGRAFICO COMPLETO

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Il sentiero davanti alla Seconda Cappella

La Prima Cappella

La fontanella della sorgente sacra, oggi asciutta

Il sedile naturale, o "la pietra che guarisce"

La rientranza sacra a forma di yoni, e il misterioso volto dipinto al suo interno

L'interno della Seconda Cappella

Il Santuario della Madonna Bruna di Crea

La bella Madonna Nera, purtroppo sbiancata
La mano però sembra mantenere il colore originario

Una dolcissima Madonna con Bambino

Il bellissimo mosaico della Madonna, accolta fra gli angeli che somigliano a Donne divine

Per approfondire l’argomento:
Santuario di Crea – Archeocarta
Santuario di Crea
Parco di Crea
Roberto Gremmo, Le grandi pietre magiche. Residui di paganesimo nella religiosità popolare alpina, Storia Ribelle, Biella, 2009, pagg. 31-33

Consiglio anche di visitare il bellissimo blog Le Radici degli Alberi, che tratta di questo e di molti altri argomenti simili, e che segue un percorso simile a quello impostato da La Dea Madre nel Nord Italia.

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Ricerca, testo e fotografie di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.

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