18 gennaio 2015

Conturina, la Fanciulla di Pietra

Marmolada e Val Contrin - Canazei - Trento - TRENTINO
Conturina, la Fanciulla di Pietra

Oggi vi voglio raccontare un'altra storia di origine molto antica. La storia di una delle molte fanciulle di pietra che abitano le rocce dolomitiche.
Il suo nome è Conturina, e un tempo era stata una fanciulla d'infinita bellezza e amabilità.
Chiunque la vedesse ne rimaneva incantato, e non poteva fare a meno di amarla con tutto il cuore, poiché la giovane emanava amore e lo ispirava nel cuore di tutti.
La fanciulla però aveva una matrigna molto cattiva e due sorellastre brutte e sgraziate, che nessuno degnava mai di uno sguardo. La matrigna avrebbe voluto che tutti i pretendenti della bella fanciulla guardassero e desiderassero le sue figlie, eppure non era possibile. Tutti ammiravano la bella Conturina, tutti la amavano, tutti desideravano starle accanto, allietarsi della sua presenza e averla al proprio fianco.
L’invidia e la rabbia crebbero nel gelido cuore della matrigna, che ordinò a Conturina di rimanere in silenzio assoluto in presenza di ospiti, così lei poteva dire che la ragazza era muta e stupida.
Ma i principi e i cavalieri ammiravano lo stesso la bellissima Conturina.

16 gennaio 2015

Oltre il candido velo della Madonna della Neve

Il suo volto riluce ancora di puro e gelido splendore, una luce bianca, come quella che splende sulla terra innevata. E' il volto dell'antica Dea dell'inverno, il volto della Regina delle Nevi, delle mille Fanciulle dei Ghiacci e della Brina. E' l'antico volto anche della Samblana, principessa del Monte Antelao, che dall'alto del suo trono di roccia e neve fa nevicare sulle montagne, fin giù nelle valli, e protegge la terra dal gelo.

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Sia in Val di Fassa, sia nel Fodom, nell'alta valle del fiume Cordevole, è assai venerata la Madonna della Neve, a cui la leggenda attribuisce la nascita del ghiacciaio della Marmolada, l'enorme distesa che copre come un gigantesco lenzuolo l'intero fianco della maestosa montagna (...).

13 gennaio 2015

La Principessa Samblana e il Regno delle Donne

Monte Antelao - Dolomiti - San Vito di Cadore - Belluno - VENETO
La Principessa Samblana e il Regno delle Donne

Il grande monte Antelao di San Vito di Cadore, sulle Dolomiti bellunesi, mostra sulla sua vetta una conformazione rocciosa che nelle antiche credenze dei popoli matriarcali dolomitici era considerata un alto e possente trono. Il seggio regale, coperto da strati di neve e ghiaccio, si credeva che appartenesse alla bellissima Samblana, una principessa divina che dalla sua candida vetta regnava in armonia e pace su tutta la valle.
“Secondo la leggenda, la Samblana era un’antica principessa indigena che governava sui Maòi – o Bedoyeres, il matriarcale “Popolo delle Betulle” che abitava nella Pusteria (1).”
La parola ladina bedoyeres deriva da bedoia, ovvero betulla, e ha il significato di “Popolo delle Betulle”, e sebbene i boschi che queste genti abitavano siano ora essenzialmente popolati da conifere, si può ipotizzare che in un tempo antico vi crescessero molte betulle.

La Dea della Guarigione e dell'Ispirazione nel Novarese

Nell'intervento precedente ho descritto ciò che ho potuto trarre dai culti alle Matronae e alla virginea Dea dei Boschi nell'Italia settentrionale, in particolare nel Novarese.
Tuttavia le Matronae e la "romanizzata" Diana, non erano le uniche divinità femminili di cui esistevano culti antichissimi in questa zona.
La "interpretatio" romana ci parla anche di una misteriosa Minerva, alla quale sono state dedicate diverse iscrizioni.
Procedendo a ritroso nel tempo, ovvero al periodo che precedette la presenza romana in queste terre, una delle divinità più amate, che forse potrebbe essere stata associata per le sue caratteristiche alla Minerva romana, potrebbe essere Belisama, oppure Brighid - ricordiamo il paesello di Briga Novarese e quello di Briona.

Le Matronae e l'antica Dea dei Boschi nel Novarese

Studiare e immaginare per anni antichi reperti lapidei dedicati alle splendide Matronae celtiche, e vederli, toccarli, accarezzarli, "sentirli" tenendo appoggiata una mano sulla loro superficie ruvida, e commuoversi davanti ad essi, non è la stessa cosa.
E finalmente oggi ho potuto viverli, sospirando piena di felicità e commozione per la gioia di averli trovati.
Le ricerche nell'ambito del culto delle Matronae celtiche, e dunque del culto della Madre antica nella zona piemontese sono arrivate ad una importante svolta in questo ultimo periodo, quando, grazie all'aiuto di una vecchia archeologa, ho finalmente ricucito molti frammenti e ho cominciato a comprendere il loro disegno.
Perché le Matronae dell'area cisalpina sono diverse da quelle dell'area transalpina? Le "nostre" Matronae sono fanciulle danzanti, giovani, verginee, gioiose. Danzano tenendosi per mano e attorno a loro crescono querce e fiori, alberi e vegetazione rigogliosa, ovvero l'ambiente boschivo, naturale, selvatico ma allo stesso tempo dolce, tipico della zona che circonda i fiumi Ticino e Sesia. Ebbene, forse la loro diversità dalle Matronae transalpine, che hanno un aspetto più materno e, se vogliamo, un pochino austero, ma circondato dall'abbondanza della fruttificazione, dei doni della terra, e dunque della prosperità e del nutrimento, è data dal fatto che effettivamente il loro carattere era differente, forse perché in più di una iscrizione loro sono associate a Diana. O meglio, alla misteriosa dea dei boschi, degli animali, della fanciullezza, della verginità, della libertà, della danza gioiosa e dell'armonia, che i romani "interpretarono" come una divinità simile, e dunque assimilabile, alla loro Diana.