Le Undici Madri di Biandrate
“Una storia che dovrà essere riscritta, quella degli insediamenti umani neolitici del Piemonte orientale: diciotto mesi di scavi archeologici in località Brietta Pievi di Biandrate si sono conclusi con il ritrovamento di reperti che risalgono a 7000 anni fa, tra i quali anche una ben conservata “Venere seduta”.”
Queste le prime righe di un bell’articolo di Roberto Lodigiano, apparso ieri – 6 Febbraio 2020 – sul giornale La Stampa.
I lavori di scavo erano attivi da un anno e mezzo, proseguiti oltre la prima data di chiusura dopo aver ottenuto un prolungamento che ha permesso alle archeologhe di scavare ancora più in profondità – senza fermarsi ai resti della fattoria di epoca romana – per riportare alla luce i reperti neolitici.
Dopo aver trovato nel 2018 quattro accette neolitiche in pietra verde e una splendida fibula di bronzo a forma di pantera, con inserti di smalto colorato (II-III secolo d.C.), ecco emergere le preziosissime scoperte: undici statuette fittili di argilla dai lineamenti femminili.
Una di queste è completamente integra e in posizione seduta, pertanto è stata chiamata “la Venere seduta” di Biandrate.
Questo genere di statuette, prosegue il giornalista, sono più comuni nella zona dei Balcani, e per quanto riguarda l’Italia sono note nel Centro e nel Sud Italia, lungo la costa adriatica. Ciò che caratterizza l’estrema importanza di questo sito, infatti, è che reperti di questo tipo non “erano mai stati ritrovati così numerosi nella pianura (…).”
Un sito archeologico unico, che rivela in zona un insediamento e un centro cultuale femminile di epoca lontanissima.
Le dieci statuette frammentate, inoltre, sembrano nascondere un segreto, tant’è che le loro linee di frattura sono al momento sottoposte a uno studio specifico.
Così parla l’archeologa e soprintendente Lucia Mordeglia:
“Le rotture che spesso sono evidenti sui reperti fanno pensare che le statuette venissero rotte per scopi rituali in punti che non coincidono con le parti strutturalmente più deboli.”
È quindi possibile che, come succedeva con altri oggetti diversi di epoca successiva – ricordo per esempio i mestoli appositamente rotti per scopi rituali, rinvenuti nel laghetto di Lagole, a Calalzo di Cadore – le statuette venissero rotte come parte di un rito sacro?
Il sito degli scavi aveva dapprima riportato alla luce una sorta di fattoria di epoca romana, con pozzi idrici profondi tre metri la cui funzione non è del tutto nota. La sua area era molto grande, circa 350 metri quadri, e lo spazio era adibito a granaio. In seguito, l’edificio era stato abbattuto e si aveva ricavato una serie di ambienti più piccoli, anche abitativi, accanto ai quali vi era uno spazio quadrato in cui erano custoditi gli animali. La zona era pertanto in parte coltivata già all’epoca, e accanto alle coltivazioni vi era l’allevamento degli animali. Dagli esami di termoluminescenza applicati ai residui di un focolare, si ha determinato che il complesso risale al IV secolo d.C.
Ma gli scavi successivi hanno permesso di andare molto più in profondità e molto più indietro nel tempo.
Sono tornate alla luce, dopo 7000 anni, le undici piccole Madri di terracotta.
La loro storia, ora, può essere raccontata.
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Condividiamo e spargiamo la voce del loro importantissimo ritrovamento, aiutiamo queste scoperte a viaggiare lontano.
Le Undici Madri portano in sé una storia importante, molto diversa da quella che ci è stata raccontata sinora, ed è giunto il momento che venga conosciuta.
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L'area degli scavi |
La "Venere seduta" di Biandrate |
Una delle undici statuette |
Una delle undici statuette |
Le fotografie qui ricondivise sono state pubblicate dai vari articoli sui giornali locali di Novara.
Non appena mi sarà possibile ne scatterò e condividerò altre.
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