La Roccia della Fantina
In dialetto valdese si chiama Roccha d'la Fantina, o Roccha Filera, e la sua storia è bellissima.
Così ci racconta Marie Bonnet nel suo libro sulle tradizioni valdesi:
"Ad Angrogna, verso la punta del monte Servin, c'era una volta un abbeveratoio, cove le "fantine" [le Fate pastore] lavavano i loro panni. Esse custodivano greggi fiorenti che costituivano la loro occupazione e il loro guadagno, e quando il freddo le cacciava dalla loro abitazione estiva, scendevano fino alla loro Roccha d'la Fantina che avevano esse stesse trasportata lì da non si sa dove."
(Marie Bonnet, Tradizioni orali delle valli valdesi del Piemonte)
La Roccia della Fantina era dunque la dimora invernale delle Fantine, le graziose e minute Fate pastore, che conoscevano i segreti per preparare il burro, la ricotta e addirittura quelli per trasformare il siero del latte in miele e cera, e che oltretutto erano abilissime filatrici.
Ed ecco che arriviamo al cuore della leggenda...
Si racconta che ogni anno, fra la mezzanotte e l'una della notte di Natale, sulla cima della Roccia della Fantina compaia una splendida fanciulla-fata bianca, vestita di uno splendido abito candido come la neve, e si dice in quel breve arco di tempo lei fili la lana, con un piedino poggiato su un grande noce e l'altro sulla ripida roccia. In questo modo fa scivolare il suo fuso magico giù fino a terra, proprio dove c'è la stradina del paese.
Si dice che che se la notte è limpida e splende la luna in cielo, il suo chiarore illumini la fata e il suo fuso, con il magico filo bianco, e che chiunque riesca a sfiorarlo venga benedetto dalla Fortuna.
Per questo la roccia si chiama anche Roccha Filera.
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Forse un tempo la bella Dama Bianca, col suo fuso e il suo filo candido come la neve, compariva proprio nella notte solstiziale - e si dice che compaia anche nella Notte di San Giovanni, o proprio al Solstizio d'Estate - e forse coloro che riescono a vederla e a sfiorare il suo Fuso, o il Filo che lo collega a lei, ricevono la sua preziosa Fortuna proprio perchè, simbolicamente, trovano il filo che li conduce a lei, e vengono guidati da esso nel mondo sottile e divino al quale lei appartiene.
Certamente questa non può che essere una reminiscenza delle antiche tradizioni femminili che erano presenti e vive in tutta la zona valdese. Tradizioni che ancora oggi parlano della Fortuna delle Fate, e della sacra arte della Filatura come riflesso del Destino individuale, che può a volte intrecciarsi a quello del regno fatato.
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Mentre ci avviciniamo alla notte di Natale, sognamo la splendida Fata bianca, che dall'alto della Roccia della Fantina, innevata e silenziosa, cala il suo magico Fuso, sperando che qualche bella fanciulla o qualche bel fanciullo, lo intravveda al chiar di luna, e lo sfiori con le dita...
Sognamo di toccarlo con fiducia e abbandono...
Chissà che la preziosa Fortuna non baci anche la nostra fronte...
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Se vi è piaciuta la leggenda della Roccha d'la Fantina, o Roccha Filera, di qualche giorno fa, forse vi farà piacere leggere la fiaba che ne è nata, e che ho scritto proprio durante le notti solstiziali.
La Roccia della Fata Bianca:
http://www.tempiodellaninfa.net/public/print.php?sid=308
La Roccha Filera - Foto reperita in rete |
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