Val di Vizze e Vipiteno – Bolzano – TRENTINO ALTO ADIGE
Le filatrici silenti delle paludi e la Dea coronata di gemme
“A chi percorre i prati e sosta nelle vallette umide, sulle sponde paludose dei laghetti e delle polle dove i pennacchi bianchi ondeggiano al minimo soffio, capita di vedere delle fanciulle sedute a filare. Non parlano tra di loro né cantano. Se muovono gli occhi od il capo per guardare lo specchio che si increspa o per osservare la montagna od il cielo, lo fanno con un’assente compostezza, come se il pensiero fosse costantemente altrove e quello che intorno capita non le interessi.
(…) Sono le vergini che la Dea coronata di gemme ha rapito non appena la morte le ha toccate.”
Si narra di loro, le filatrici silenti, in Val di Vizze, vicino a Vipiteno, in provincia di Bolzano, e hanno un forte legame con l’ambiente umido e misterioso delle paludi di montagna. La Dea coronata di gemme le ha raccolte, appena morte, e le ha poste sulle rive a filare, dove trascorrono giorni e notti, e non vedono, né si curano di nulla.
Non partecipano al gioioso corteo, alle danze e alle corse selvagge, al seguito della Dea, ma restano impassibili, e continuano a filare.
28 luglio 2020
27 luglio 2020
Cignana e il Castello delle Dame Bianche
Cignana – Valtournenche – Aosta – VALLE D’AOSTA
Il villaggio sommerso e la leggenda del Castello delle Dame Bianche
“Allora la visione si fece nitida, la bruma biancastra cominciò a turbinare, salì su per la parete, toccò la cima del castello diruto, ridiscese in una sella, risalì, parve spezzettarsi, ma erano le Fate che si tenevano per mano, i veli splendenti che il vento scomponeva. La corsa delle Dame Bianche si fermò, riprese, girò come un mulinello, scomparve dietro uno spuntone nero, riapparve sul ghiacciaio concavo, sostò sotto il castello e la danza ebbe inizio.”
Questa è una piccola parte di una antica leggenda che si raccontava a Cignana, un piccolo villaggio delle alpi valdostane che ora non esiste più. Nel 1928 è stata infatti costruita una diga ed è stato creato un lago artificiale, il lago di Cignana, che ha sommerso il paesino con la sua chiesetta vecchia dedicata, naturalmente, alla Madonna delle Nevi.
Una nuova chiesetta, sempre dedicata alla Madonna delle Nevi – probabile retaggio delle antiche Dame Bianche di cui narra la leggenda – è stata costruita su un promontorio che si affaccia sulle acque, nel 1929, ma la memoria del villaggio di Cignana pare scomparsa come le sue casette.
Quello che non è scomparso, grazie ad una ricerca approfondita delle leggende del luogo, è il ricordo delle Dame Bianche che danzavano intorno al loro “castello”, probabilmente riconosciuto nella particolare conformazione di alcune rocce della montagna.
Il villaggio sommerso e la leggenda del Castello delle Dame Bianche
“Allora la visione si fece nitida, la bruma biancastra cominciò a turbinare, salì su per la parete, toccò la cima del castello diruto, ridiscese in una sella, risalì, parve spezzettarsi, ma erano le Fate che si tenevano per mano, i veli splendenti che il vento scomponeva. La corsa delle Dame Bianche si fermò, riprese, girò come un mulinello, scomparve dietro uno spuntone nero, riapparve sul ghiacciaio concavo, sostò sotto il castello e la danza ebbe inizio.”
Questa è una piccola parte di una antica leggenda che si raccontava a Cignana, un piccolo villaggio delle alpi valdostane che ora non esiste più. Nel 1928 è stata infatti costruita una diga ed è stato creato un lago artificiale, il lago di Cignana, che ha sommerso il paesino con la sua chiesetta vecchia dedicata, naturalmente, alla Madonna delle Nevi.
Una nuova chiesetta, sempre dedicata alla Madonna delle Nevi – probabile retaggio delle antiche Dame Bianche di cui narra la leggenda – è stata costruita su un promontorio che si affaccia sulle acque, nel 1929, ma la memoria del villaggio di Cignana pare scomparsa come le sue casette.
Quello che non è scomparso, grazie ad una ricerca approfondita delle leggende del luogo, è il ricordo delle Dame Bianche che danzavano intorno al loro “castello”, probabilmente riconosciuto nella particolare conformazione di alcune rocce della montagna.
La Donna Selvatica di Bellamonte
Bellamonte – Val di Fiemme – Trento – TRENTINO ALTO ADIGE
La Donna Selvatica e le foglie di betulla
“Filava da un bel po’, attenta all’opera, e solo alzando gli occhi vide la Donna Selvatica dinanzi a sé. Vestiva di bianco e sui capelli portava una corona di fiori di campo. Apparivano ogni tanto queste Donne Selvatiche, scendevano da Giuribrutto, dal Lastei del Predazzo e destavano sempre stupore e diffidenza per il loro modo di comportarsi e di vestire.
“Non ti stanchi?”, le chiese.
“Anche se mi stancassi, un giorno o l’altro devo pur filarla questa lana.”
“Dunque non hai fretta”, e senza darle tempo di rispondere: “Perché non balli per me?””
Una leggenda bellissima, che potrebbe contenere tracce di un rito iniziatico che si realizza attraverso la danza estatica dedicata alla Donna Selvatica e a ciò che rappresenta in natura.
Il luogo in cui è narrata questa storia è la bellissima frazione trentina di Bellamonte, con i suoi prati verdissimi. Il posto era famoso per la sua antichissima tradizione della fienagione, alla quale accorrevano genti da ogni dove per partecipare e far festa insieme.
La Donna Selvatica e le foglie di betulla
“Filava da un bel po’, attenta all’opera, e solo alzando gli occhi vide la Donna Selvatica dinanzi a sé. Vestiva di bianco e sui capelli portava una corona di fiori di campo. Apparivano ogni tanto queste Donne Selvatiche, scendevano da Giuribrutto, dal Lastei del Predazzo e destavano sempre stupore e diffidenza per il loro modo di comportarsi e di vestire.
“Non ti stanchi?”, le chiese.
“Anche se mi stancassi, un giorno o l’altro devo pur filarla questa lana.”
“Dunque non hai fretta”, e senza darle tempo di rispondere: “Perché non balli per me?””
Una leggenda bellissima, che potrebbe contenere tracce di un rito iniziatico che si realizza attraverso la danza estatica dedicata alla Donna Selvatica e a ciò che rappresenta in natura.
Il luogo in cui è narrata questa storia è la bellissima frazione trentina di Bellamonte, con i suoi prati verdissimi. Il posto era famoso per la sua antichissima tradizione della fienagione, alla quale accorrevano genti da ogni dove per partecipare e far festa insieme.
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