Un piccolo aggiornamento sulla splendida leggenda della Vecchia con l'Orso, del Lago della Vecchia nel Biellese, vicino a Piedicavallo.
Questo breve estratto proviene proprio dal libro sottocitato "La Pietra delle Madri a Viu", nell'intervento finale di Filippo Maria Gambari:
"Nel Biellese, la Vecchia con il fuso e l'orso non solo è effigiata presso l'omonimo lago sopra Piedicavallo, ma addirittura viene riconosciuta come precedente signora dei Monti di Oropa, fino al punto che la tradizione popolare locale del pellegrinaggio mariano prevedeva addirittura l'omaggio alla Vecchia presso l'omonima fontana ai piedi della salita ad Oropa, in ossequio al suo antico dominio sui luoghi (...)."
17 febbraio 2015
11 febbraio 2015
Minerva e Brighid nel Nord Italia
In una delle ricerche pubblicate qualche tempo fa sulla nostra pagina, dedicata alla descrizione dei reperti lapidei rinvenuti nel novarese - ma presenti in tutto il Nord Italia - e in particolare a quelli dedicati alla romanizzata Minerva, abbiamo accennato ad una possibile Dea più antica, di origine celtica o addirittura precedente, che i Romani identificarono appunto con la loro Minerva.
L'ipotesi più verosimile è che la Minerva romana fosse in realtà un'interpretazione dell'antica Brighid celtica, in quanto i Romani attribuivano il nome delle loro divinità a quelle che ne rispecchiavano maggiormente le caratteristiche.
Dalla lettura del prezioso libro "Tracce Celtiche", di Marco Fulvio Barozzi - uno dei libri migliori e più affidabili che trattano di questi temi - emerge con ancora più intensità questo accostamento, questa identificazione, che rende le nostre terre pregne dello spirito dell'arcaica Brighid, che regnava in moltissimi luoghi, e che venne ricordata con il nome di Minerva.
Riportiamo di seguito alcuni brani che spiegano i motivi di questa identificazione:
"La romana Minerva era in origine una Dea etrusca, Menrva, che a sua volta era una delle manifestazioni della Grande Dea mediterranea. (...) secondo il De Palma il nome della Dea conterrebbe una radice indoeuropea, "menes", che indica "mente, coraggio", che con il suffisso derivativo - wa, avrebbe dato Menrs-wa, divenuto poi Menerwa (...). Se questa ipotesi fosse fondata, si spiegherebbero gli attributi della Minerva romana arcaica, venerata come protettrice delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri, oltre che come dea dell'ingegno.
L'ipotesi più verosimile è che la Minerva romana fosse in realtà un'interpretazione dell'antica Brighid celtica, in quanto i Romani attribuivano il nome delle loro divinità a quelle che ne rispecchiavano maggiormente le caratteristiche.
Dalla lettura del prezioso libro "Tracce Celtiche", di Marco Fulvio Barozzi - uno dei libri migliori e più affidabili che trattano di questi temi - emerge con ancora più intensità questo accostamento, questa identificazione, che rende le nostre terre pregne dello spirito dell'arcaica Brighid, che regnava in moltissimi luoghi, e che venne ricordata con il nome di Minerva.
Riportiamo di seguito alcuni brani che spiegano i motivi di questa identificazione:
"La romana Minerva era in origine una Dea etrusca, Menrva, che a sua volta era una delle manifestazioni della Grande Dea mediterranea. (...) secondo il De Palma il nome della Dea conterrebbe una radice indoeuropea, "menes", che indica "mente, coraggio", che con il suffisso derivativo - wa, avrebbe dato Menrs-wa, divenuto poi Menerwa (...). Se questa ipotesi fosse fondata, si spiegherebbero gli attributi della Minerva romana arcaica, venerata come protettrice delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri, oltre che come dea dell'ingegno.
8 febbraio 2015
Le antiche Madri del Latte
Le Madonne del Latte sono un'eco molto forte dell'antico culto della Dea Madre, la Nutrice della Vita, Colei che partorisce tutto ciò che nasce sulla Terra e che lo nutre grazie al sacro latte. Le Madri del Latte erano onorate soprattutto nei luoghi in cui scorrevano sorgenti lattifere e nelle grotte del latte, dove dalle "mammelle di roccia" (stalattiti) colava l'acqua che per l'alta presenza di carbonato di calcio appariva lattiginosa, bianca, e donava alle puerpere una maggiore montata lattea.
Questi luoghi erano dunque sacri alla Madre Lattifera (Portatrice di Latte), la Dea Nutrice, la Dea dalle Mammelle piene di Latte.
Le donne soprattutto la onoravano dopo il parto e "succhiavano" dai suoi seni rocciosi il suo latte, oppure lo bevevano attingendo alle piccole coppelle che il ripetuto gocciolamento del liquido creava sulla superficie rocciosa sottostante. Dopo aver bevuto, esse lasciavano offerte votive, fra cui statuette femminili che ripetevano la forma della Dea Madre dalle forme morbide e accentuate.
Questi luoghi erano dunque sacri alla Madre Lattifera (Portatrice di Latte), la Dea Nutrice, la Dea dalle Mammelle piene di Latte.
Le donne soprattutto la onoravano dopo il parto e "succhiavano" dai suoi seni rocciosi il suo latte, oppure lo bevevano attingendo alle piccole coppelle che il ripetuto gocciolamento del liquido creava sulla superficie rocciosa sottostante. Dopo aver bevuto, esse lasciavano offerte votive, fra cui statuette femminili che ripetevano la forma della Dea Madre dalle forme morbide e accentuate.
1 febbraio 2015
Bongàya, la Regina Inabissata
Lago di Santa Croce - Alpago - Belluno - VENETO
Bongàya, la Regina Inabissata
Questa brevissima storia non è che un frammento di ciò che esisteva un tempo lontano, nel territorio che circonda il grande lago di Santa Croce.
Viveva su quella bella terra, che allora si chiamava “Silivena”, il popolo dei Paghinis - probabilmente un antico popolo matriarcale - sul quale regnava armoniosamente una regina di nome Bongàya.
Tutto ciò che si conosce è che un giorno il popolo dei Paghinis venne sottomesso da quello dei Lapònis, e il tempo antico finì.
Si dice che allora la regina Bongàya scese nelle acque del Lago di Santa Croce, rifugiandosi nelle sue profondità, e che lì resterà fino al giorno in cui un grande terremoto - o un grande cambiamento - la risveglierà.
Bongàya, la Regina Inabissata
Questa brevissima storia non è che un frammento di ciò che esisteva un tempo lontano, nel territorio che circonda il grande lago di Santa Croce.
Viveva su quella bella terra, che allora si chiamava “Silivena”, il popolo dei Paghinis - probabilmente un antico popolo matriarcale - sul quale regnava armoniosamente una regina di nome Bongàya.
Tutto ciò che si conosce è che un giorno il popolo dei Paghinis venne sottomesso da quello dei Lapònis, e il tempo antico finì.
Si dice che allora la regina Bongàya scese nelle acque del Lago di Santa Croce, rifugiandosi nelle sue profondità, e che lì resterà fino al giorno in cui un grande terremoto - o un grande cambiamento - la risveglierà.
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