21 febbraio 2018

Alla ricerca delle sacre acque di Minerva

Duomo di Milano - Milano - LOMBARDIA
Sotto il Duomo di Milano, ovvero alla ricerca delle sacre acque di Minerva

Questo è stato essenzialmente lo scopo della mia visita all’area archeologica sotterranea del Duomo di Milano, dato che di ciò che ci fu un tempo nel luogo non resta praticamente nulla.
Ciò che resta, sotto, molto sotto la superficie, è l’acqua, che però non si vede… anche se in alcuni punti sembra forse di sentirla. Ma cominciamo dall’inizio. Scendendo le strette scale che portano all’area archeologica del Duomo, si accede subito a un complesso davvero affascinante, che non a caso porta il nome di Battistero di San Giovanni alle Fonti. Le Fonti sono infatti la chiave di ricerca, perché nel luogo, in tempi antichi, scorreva molta acqua.
Una grande vasca battesimale è posta al centro del complesso, e si possono vedere i canalini di accesso e di fuoriuscita delle acque sorgive che, riscaldate, riempivano la vasca.
Davanti al battistero ci sono le rovine di una basilica dedicata, non a caso, a una santa, la misteriosa Santa Tecla, a cui appartiene anche il pozzo che può essere intravisto da una vetrata presente nella metropolitana, che passa proprio vicino all’area archeologica del Duomo.
Dunque abbiamo una vasca battesimale alimentata da acque sorgive e un edificio con un pozzo sacro dedicato a una santa molto amata. Questo ci porta ad andare ancora più indietro, nonostante non esista più nulla di ciò che ci fu in origine. E ciò che ci fu in origine, come affermato da molti studiosi, era un tempio delle acque dedicato a Minerva, Dea delle sorgenti sananti e purificanti. Riporto alcune citazioni autorevoli:

“Purtroppo a Milano di quel Tempio vetusto non resta praticamente nulla, anche se non si è persa del tutto la memoria della sua ubicazione. Sotto l’aula biabsidata è stato portato alla luce un ambiente riscaldato da condutture sotterranee (ipocaustio), che deporrebbe per la presenza di un edificio preesistente situato al centro della navata centrale di S. Tecla. L’Alciati ebbe a scrivere: “Minerva fu venerata dove adesso c’è una chiesa col nome cambiato in Tecla, di fronte al Duomo della Vergine Madre”.
Anche altri autori del XVII-XVIII sec. (C. Torre e S. Lattuada) la ricordano: “Sulle ruine del Tempio di Minerva edificossi tal Chiesa di Santa Tecla. [...] In tempo di Gentilità (paganesimo) in questo sito ergevasi il Tempio di Minerva, costruito con quelle grandezze che solevano adoprare i poderosi Romani nelle loro fabbriche…” (C. Torre ne “Il ritratto di Milano” - copia anastatica, Milano 1972).
Le ricerche archeologiche confermerebbero queste affermazioni.”

E ancora:
“Un Tempio a lei dedicato, in quest’area di Milano, non ci stupisce, essendo un luogo ricco di fonti naturali, a quel tempo, e di vegetazione (…).”

(Brano tratto dall’articolo “Cosa si cela sotto il Duomo di Milano?”, di Marisa Uberti, pubblicato su http://www.duepassinelmistero.com/Duomo%20di%20Milano%20I.htm)

Andando indietro nel tempo siamo dunque giunte/i al tempio di Minerva, come affermato dalle ricerche archeologiche. Ma se andiamo ancora più indietro, come alcuni ricercatori hanno provato a fare, ricordiamo che prima dei Romani, questa zona era abitata dai Celti. Minerva si rivela dunque essere l’eco, passata attraverso “l’interpretatio romana”, di una Dea ancora più antica, che alcuni vogliono fosse Belisama, mentre altri ritengono più probabile fosse Brighid, o una Dea simile venerata precisamente nel Nord Italia e preposta alla protezione delle acque sorgive, guaritive e purificanti. Una Dea solare che viveva nelle fonti e nella vegetazione che vi cresceva intorno. Una Dea alta, luminosa, splendente, che divenne dapprima la Minerva romana e in seguito Santa Tecla. Tecla, Thecla o Thekla, il cui nome, composto theos, “dio” e kleos, “gloria”, può essere interpretato come “gloria di dio”, o meglio, “dea gloriosa”, mentre un’altra etimologia lo fa invece derivare dal germanico, con il significato di “luminosa, splendente”.

Come già detto, di tutto questo non resta nulla… solo l’acqua, che però non si vede. Ma c’è chi dice di averla sentita scorrere e zampillare sotto il pavimento delle rovine sotterranee.
Io credo di averla trovata, anche se soltanto in forma di umidità che ha riempito di goccioline una – e una soltanto – delle lastre di vetro che coprono alcune parti della pavimentazione, per permettere di vedere altri frammenti di rovine sottostanti. È poco, ma forse è sufficiente per ricordare ciò che ci fu un tempo, e che sotto la terra c’è ancora: le sacre acque di Minerva-Brighid, che invisibili, continuano a scorrere.

ALBUM FOTOGRAFICO

Sotterranei del Duomo di Milano - Battistero

Sotterranei del Duomo di Milano - Battistero

Sotterranei del Duomo di Milano - Battistero

Sotterranei del Duomo di Milano - Battistero

Sotterranei del Duomo di Milano - Frammento di affresco della Basilica di Santa Tecla

Ricerca, testo e fotografie di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice.

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