Museo Archeologico di Vercelli – Vercelli – PIEMONTE
Le Matronae e la Grande Madre
Alcune belle sorprese dal Museo Archeologico di Vercelli, per conoscere anche qui la presenza della Dea Madre in epoca antica. Fra i reperti più belli sono presenti le divinità femminili che erano venerate in questo territorio. Abitata in origine dai Libui, una popolazione celtica, la zona di Vercelli venne presto romanizzata, pur mantenendo alcune delle divinità dei suoi primi abitanti.
Due reperti – più un terzo di cui parlerò a breve – sono forse i più significativi per delineare il culto femminile: una statuetta che rappresenta una Madre divina, e una ceramica, purtroppo frammentaria, con raffigurazione delle Matronae, in questo caso accompagnate da una figura maschile identificata con Mercurio.
Le Matronae erano fra le divinità più antiche e più venerate della Cisalpina, e moltissime sono le iscrizioni a loro dedicate, ritrovate anche nel vercellese.
31 marzo 2017
29 marzo 2017
La Sacerdotessa di Sesto Calende
Museo Archeologico di Sesto Calende - Sesto Calende - Varese - LOMBARDIA
La Sacerdotessa di Sesto Calende e la Tomba del Tripode
Nel Museo Archeologico di Sesto Calende è esposto un corredo funerario molto prezioso, risalente al VI secolo a.C. Gli oggetti non sono molti, sono la metà, o forse meno, di un tesoro più grande che purtroppo venne drasticamente depredato dai tombaroli, eppure la loro particolarità è unica.
Al centro della vetrina, davanti alla quale si legge “Tomba principesca appartenente a persona di sesso femminile. Pur depredata parzialmente in antico, ha conservato reperti di grande pregio, testimoni degli scambi culturali ed economici della Cultura di Golasecca” si erge un piccolo bacile di bronzo retto su un tripode con piedini antropomorfi, oltre a un pregiato pettorale femminile, ciondoli e fusarola in ambra, diverse coppe, una situla dalle splendide decorazioni e altri piccoli oggetti ornamentali. La prima volta che mi sono trovata davanti a questa vetrina ho percepito l’immensa importanza di ciò che vedevo, anche se solo in un secondo momento ho capito il vero motivo che mi aveva attratta lì.
Quel bacile con tripode sembrava avesse molto da raccontare, e ho ricordato che ne avevo visti di simili legati alle sibille del centro Italia, e che in tempi antichi solitamente erano usati per scopi rituali, quali divinazione o profezia. Un oggetto rituale, appartenuto quindi a qualcuno che con la sfera rituale aveva un ruolo essenziale. E questo qualcuno era una donna.
Una donna e un tripode sacro, dunque una sacerdotessa, senza dubbio.
La Sacerdotessa di Sesto Calende e la Tomba del Tripode
Nel Museo Archeologico di Sesto Calende è esposto un corredo funerario molto prezioso, risalente al VI secolo a.C. Gli oggetti non sono molti, sono la metà, o forse meno, di un tesoro più grande che purtroppo venne drasticamente depredato dai tombaroli, eppure la loro particolarità è unica.
Al centro della vetrina, davanti alla quale si legge “Tomba principesca appartenente a persona di sesso femminile. Pur depredata parzialmente in antico, ha conservato reperti di grande pregio, testimoni degli scambi culturali ed economici della Cultura di Golasecca” si erge un piccolo bacile di bronzo retto su un tripode con piedini antropomorfi, oltre a un pregiato pettorale femminile, ciondoli e fusarola in ambra, diverse coppe, una situla dalle splendide decorazioni e altri piccoli oggetti ornamentali. La prima volta che mi sono trovata davanti a questa vetrina ho percepito l’immensa importanza di ciò che vedevo, anche se solo in un secondo momento ho capito il vero motivo che mi aveva attratta lì.
Quel bacile con tripode sembrava avesse molto da raccontare, e ho ricordato che ne avevo visti di simili legati alle sibille del centro Italia, e che in tempi antichi solitamente erano usati per scopi rituali, quali divinazione o profezia. Un oggetto rituale, appartenuto quindi a qualcuno che con la sfera rituale aveva un ruolo essenziale. E questo qualcuno era una donna.
Una donna e un tripode sacro, dunque una sacerdotessa, senza dubbio.
19 marzo 2017
Sass Malò, Il Sasso delle Streghe
Le Pietre Madri
Gattico – Novara – PIEMONTE
Sass Malò, il Sasso delle Streghe
Uno dei due posti sacri che ho incontrato oggi fa parte dei quei luoghi dove sin dai primordi veniva venerata la Madre Pietra, a cui si attribuivano poteri di fertilità e sotto la quale si diceva nascessero i bambini.
In ogni luogo in cui sia presente una di queste Pietre, infatti, secondo la tradizione popolare non è “la cicogna” a portare i bambini alle loro madri, ma è la Pietra stessa. Si dice infatti che i neonati escano proprio da certe spaccature - a forma di vagina - presenti sulla sua superficie.
Sorella della Preja Buja di Sesto Calende, poiché depositata anch’essa dal ghiacciaio quaternario e fatta dello stesso serpentino verde, è il Sass Malò, che si trova vicino a Gattico, in provincia di Novara.
Il nome Sass Malò significa “sasso malvagio”: la parola “malò” deriva infatti da maolochum, maoloco, ovvero “malo loco”, luogo del male, malvagio, inquietante, pericoloso e quindi temuto.
Gattico – Novara – PIEMONTE
Sass Malò, il Sasso delle Streghe
Uno dei due posti sacri che ho incontrato oggi fa parte dei quei luoghi dove sin dai primordi veniva venerata la Madre Pietra, a cui si attribuivano poteri di fertilità e sotto la quale si diceva nascessero i bambini.
In ogni luogo in cui sia presente una di queste Pietre, infatti, secondo la tradizione popolare non è “la cicogna” a portare i bambini alle loro madri, ma è la Pietra stessa. Si dice infatti che i neonati escano proprio da certe spaccature - a forma di vagina - presenti sulla sua superficie.
Sorella della Preja Buja di Sesto Calende, poiché depositata anch’essa dal ghiacciaio quaternario e fatta dello stesso serpentino verde, è il Sass Malò, che si trova vicino a Gattico, in provincia di Novara.
Il nome Sass Malò significa “sasso malvagio”: la parola “malò” deriva infatti da maolochum, maoloco, ovvero “malo loco”, luogo del male, malvagio, inquietante, pericoloso e quindi temuto.
La Prea Guzza
Le Pietre Madri
Riserva Orientata del Bosco Solivo – Borgo Ticino, Revislate, Agrate Conturbia – Novara – PIEMONTE
Prea Guzza, Preja Guzzana o Preja d’Orgoi – la Grande Pietra Madre
Nel cuore del Bosco Solivo fra Borgo Ticino, Revislate e Agrate, sorge una pietra davvero immensa. È alta circa cinque metri, larga dieci e lunga quindici. Quando ci si trova davanti ad essa ci si rende conto di quanto siamo piccole/i in confronto a Madre Natura. Piccole/i eppure abitati dalla stessa essenza che abita in essa… e che abita da millenni in questa pietra gigantesca.
Si chiama Prea Guzza o Preja Guzzana, dal nome della vicina Cascina Raguzzana, ma è chiamata anche Preja d’Orgoi, ovvero “pietra d’Orgoglio”, il nome del piccolo corso d’acqua che scorre ai suoi piedi. Anch’essa è sorella della Preja Buja di Sesto Calende e del Sass Malò di Gattico. Stesso serpentino verde, stessa glaciazione quaternaria.
Probabilmente sono arrivate qui insieme e si sono fermate in posti poco distanti l’uno dall’altro, diventando centri sacri di culto betilico dedicato al sacro femminino e alla maternità.
Anche la Prea Guzza, infatti, era legata a riti di fertilità e visitata dalle donne che desideravano avere figli.
Riserva Orientata del Bosco Solivo – Borgo Ticino, Revislate, Agrate Conturbia – Novara – PIEMONTE
Prea Guzza, Preja Guzzana o Preja d’Orgoi – la Grande Pietra Madre
Nel cuore del Bosco Solivo fra Borgo Ticino, Revislate e Agrate, sorge una pietra davvero immensa. È alta circa cinque metri, larga dieci e lunga quindici. Quando ci si trova davanti ad essa ci si rende conto di quanto siamo piccole/i in confronto a Madre Natura. Piccole/i eppure abitati dalla stessa essenza che abita in essa… e che abita da millenni in questa pietra gigantesca.
Si chiama Prea Guzza o Preja Guzzana, dal nome della vicina Cascina Raguzzana, ma è chiamata anche Preja d’Orgoi, ovvero “pietra d’Orgoglio”, il nome del piccolo corso d’acqua che scorre ai suoi piedi. Anch’essa è sorella della Preja Buja di Sesto Calende e del Sass Malò di Gattico. Stesso serpentino verde, stessa glaciazione quaternaria.
Probabilmente sono arrivate qui insieme e si sono fermate in posti poco distanti l’uno dall’altro, diventando centri sacri di culto betilico dedicato al sacro femminino e alla maternità.
Anche la Prea Guzza, infatti, era legata a riti di fertilità e visitata dalle donne che desideravano avere figli.
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