Le Matronae e la Grande Madre
Alcune belle sorprese dal Museo Archeologico di Vercelli, per conoscere anche qui la presenza della Dea Madre in epoca antica. Fra i reperti più belli sono presenti le divinità femminili che erano venerate in questo territorio. Abitata in origine dai Libui, una popolazione celtica, la zona di Vercelli venne presto romanizzata, pur mantenendo alcune delle divinità dei suoi primi abitanti. Due reperti – più un terzo di cui parlerò a breve – sono forse i più significativi per delineare il culto femminile: una statuetta che rappresenta una Madre divina, e una ceramica, purtroppo frammentaria, con raffigurazione delle Matronae, in questo caso accompagnate da una figura maschile identificata con Mercurio.
Le Matronae erano fra le divinità più antiche e più venerate della Cisalpina, e moltissime sono le iscrizioni a loro dedicate, ritrovate anche nel vercellese.
Onorate nei luoghi naturali – non esistono templi dedicati alle Matronae, perché erano onorate sia nei boschi e presso i corsi d’acqua, sia nella sfera domestica, all’interno delle case – accompagnavano la vita dei loro protetti in ogni suo passaggio, dagli avvenimenti più semplici e quotidiani a quelli più importanti e legati alla sfera del sacro.
Insieme a questi due importanti reperti sono degne di nota le lucerne con la Dea Fortuna con cornucopia e Venere.
ALBUM FOTOGRAFICO
Statuetta della Dea Madre |
Frammento di ceramica con il rilievo delle Matronae |
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La Matrona, l’Amante sacra e la Fanciulla scriba
Davvero emozionante è la parte del Museo dedicata ai corredi funerari d’epoca romana, in quanto sono presenti diversi piccoli corredi femminili, fra i quali tre sono estremamente interessanti.
La prima delle tre tombe – I e II secolo d.C. – sembra essere dedicata a una matrona, o una donna d’alto rango sociale. Fra oggetti legati alla cosmesi e al banchetto risalta un bicchiere di vetro verde, con triplice volto femminile. Il piccolo bicchiere è di fattura raffinatissima, e il motivo delle tre testine dai bellissimi lineamenti, come facenti parte di un unico corpo, potrebbe richiamare le Matronae oppure una triplice divinità femminile, forse legata alla sfera della bellezza e della cura del corpo. Ciò che è certo è che un simile reperto è unico nel suo genere ed è possibile che non venisse impiegato semplicemente per bere acqua o vino, ma che avesse scopo rituale.
La seconda tomba, invece, doveva essere appartenuta a una donna, forse una sacerdotessa o una “prostituta sacra”, legata alla sessualità e alla magia. Del tutto assenti oggetti di semplice uso quotidiano, ciò di cui è fatto il corredo sono essenzialmente gioielli particolarissimi, ovvero un anello e una collana dai moltissimi pendenti “legati all’ambito magico-superstizioso”, o meglio magico-religioso. Insieme a due vaghi di pasta vitrea con volti teatrali, sono presenti due falli e una bellissima lunetta d’argento. Ai falli, simbolo di erotismo, si aggiunge il piccolo rilievo della lucerna, che mostra una scena erotica.
La donna sepolta è interpretata come segue, con una “lieve” nota di svalutazione tipica di quando si ha a che fare con donne libere sessualmente o addirittura legate alla sessualità sacra: “non una sobria matrona dedita alla casa e alla famiglia, ma una donna che esercitava i poteri analoghi a quelli delle sagae, maghe-fattucchiere e indovine (…) o ancora una lupa, libera nel campo delle pratiche sessuali e attenta all’aspetto venale derivante dalle relazioni amorose”. Si nota una leggera aria di giudizio, e la donna è ancora definita “di facili costumi”, eppure la sessualità in tempi antichi era veramente un atto sacro, e le donne che si prestavano a congiunzioni sessuali sacre erano onorate e godevano di una grande considerazione.
La donna del corredo, che visse nel 13-37 d.C., poteva essere una sacerdotessa dell’amore, legata alla luna e dedita alle pratiche amorose rituali.
La terza tomba, infine, apparteneva a una fanciulla, una fanciulla molto speciale. Al di là della particolarità della tomba stessa, per la quale si ebbe una grande cura, il corredo comprende, oltre a un grande specchio – il più grande presente fra tutti i reperti del museo – a un ago per il cucito e agli unguentari, uno stilo, “a sottolineare la sua capacità di leggere e scrivere”. La capacità di leggere e scrivere, e l’importanza che le viene data in rapporto alla fanciulla, tanto da riporre sul suo petto lo stilo con cui in vita aveva scritto, potrebbe far pensare a una giovane scriba, una fanciulla sapiente. Non una fanciulla come le altre, ma una con un ruolo di estrema importanza e rarità.
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All’interno del museo sono presenti anche corredi maschili, con lucerne con raffigurazioni di guerra, monete e altri oggetti, ma i tre corredi femminili di cui sopra sono senza dubbio i più interessanti e, a mio parere, i più importanti.
Parlano di tre donne speciali, tre donne che all’epoca avevano ruoli particolari.
Una fanciulla che sapeva scrivere, una sacerdotessa dell’amore sacro e una ricca matrona forse legata alla triplice Dea o alle Matronae raffigurate sul suo bicchiere verde.
ALBUM FOTOGRAFICO
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