Le Pelne, Fanciulle Colombe e antiche Dee Ornitomorfe
Nei pressi dell'alta parete del Nuvolau, che sorge insieme ad altri vette o "torri" nella zona di Cortina d'Ampezzo e San Vito di Cadore, si dice che volassero degli splendidi uccelli, il cui "melodiosissimo canto" (cfr. K. F. Wolff) poteva incantare chiunque avesse la fortuna di ascoltarlo.
Questi uccelli erano le Pelne, fanciulle oltremondane che potevano assumere la forma di bellissime colombe dalle piume verde pallido. Queste semi-Dee sono in origine ondine che nascono nelle sorgenti, nei fiumi, nelle cascate, e in generale nelle acque. L'acqua è la loro origine, ma "per incantamento" esse vengono mutate in donne per vivere sulla terra, dove assumono per la maggior parte del tempo l'aspetto ornitomorfo.
Il loro canto può essere udito solo quando non è più notte ma non è ancora giorno, ovvero in un "tempo liminale" che rende più facile la percezione dell'Altromondo.
Queste Fanciulle-Uccello, probabilmente sono ciò che resta di antichissime divinità acquatiche e teriomorfe che abitavano le montagne delle Dolomiti, ricche di sorgenti, cascate e ruscelli.
Poterle ascoltare portava in uno stato simile all'estasi e all'innamoramento, e la loro lontananza dopo averle conosciute poteva portare alla disperazione e alla morte.
Come scrive Ulrike Kindl, una delle maggiori studiose di tradizioni dolomitiche, le Pelne potrebbero essere la versione ladina delle sirene mediterranee, che in origine erano metà donne e metà uccelli.
Tuttavia le Pelne sono caratterizzate da un'immensa dolcezza, sono creature timide e schive, piene di grazia e bellezza delicate e quasi eteree. Quando prendono forma umana, portano un abito verde chiaro, o verde-acqua, che richiama l'elemento umido da cui hanno origine, e anche le loro piume verdi, quando si mutano in colombe, richiamano sia il colore dell'acqua, sia quello dei morbidi muschi e dei prati.
Sebbene non amino particolarmente vivere sulla terra, perché provano un'irresistibile nostalgia per l'elemento acquatico a cui appartengono, la possono abbandonare solo quando hanno cominciato ad amarla. Nel momento in cui cominciano a provar piacere per la vita terrestre, esse apprendono il loro "Canto Fatale", che intonano con un velo di malinconia poco prima di rituffarsi nei ruscelli per sempre.
Da quel momento non possono mai più tornare sulla terra, e tornano ad essere pure essenze acquatiche.
Sebbene la loro leggenda sia legata in particolare al Gruppo del Nuvolau, potremmo pensare che la loro essenza, e il loro estatico canto, possano essere intuiti in tutte le più alte e limpide sorgenti dolomitiche, e certamente anche in quelle che sgorgano da altre vette dell'arco alpino.
Il Nuvolau - Foto reperita in rete |
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Ricerca e testo di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice.
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