La leggenda della Ninfa del Lago e l'inabissamento del sacro Femminino
La primavera è esplosa in tutta la sua fiorente bellezza, ma stasera fa freddino... è una sera perfetta per una nuova storia.
Questa storia racconta del meraviglioso Lago di Carezza, ai piedi del grande Latemar, nella valle delle Dolomiti di Bolzano.
Si dice che un tempo lontano, una bellissima ninfa, o una sirena, abitasse le acque trasparenti di quel lago incantato, e che ogni giorno, sotto ai caldi raggi di sole, uscisse dalle acque e si pettinasse i lunghi capelli, che brillavano d'acqua nella luce del meriggio. Mentre scioglieva la lunga chioma dorata, la fanciulla cantava, e cantava... e il suo canto era pura magia... e chiunque lo udisse si perdeva d'amore per lei.
Ogni volta che qualche uomo di avvicinava al lago per cercare di vederla, però, la splendida fanciulla si rituffava sotto la superficie acquorea, e si poteva scorgere di lei solo un fulmineo guizzare d'argento.
Un vecchio stregone, che abitava vicino al lago, l'aveva vista e si era perdutamente innamorato di lei. La fanciulla acquatica, però, non voleva saperne di lui, e così il mago decise di rapirla per averla con la forza, contro le sue volontà. Chiese consiglio ad una vecchia strega e costei gli consigliò di travestirsi da mercante e di creare un grande arcobaleno che si specchiasse nel lago, così la dolce ninfa, incantata da tanta bellezza, sarebbe uscita a vederlo, e lui avrebbe potuto prenderla per sé. Lo stregone fece quanto la megera gli aveva detto, ma si dimenticò il travestimento... Così, quando il grande arcobaleno sorse sopra al lago e la fanciulla uscì per vederlo, immediatamente si accorse della presenza dell'uomo che si stava avvicinando a lei, e sparì sotto le acque.
Lo stregone non riuscì mai ad avere la bellissima ondina, e per la rabbia prese l'arcobaleno e lo infranse in mille schegge multicolori sulla superficie del lago.
Da quel giorno il Lago di Carezza contiene tutti i suoi brillanti colori, ma la bella fanciulla non si mostrò mai più alla luce del Sole.
Per leggere la storia originale, raccolta dalla tradizione orale dolomitica, potete consultare "I monti pallidi", di Karl Felix Wolff.
Questa leggenda è un'altra delle molte che narrano l'allontanamento del sacro femminino dal mondo. Lo stregone, che agisce nel tipico modo dell'uomo patriarcale, pretende di avere la fanciulla con la forza, nonostante il suo risoluto rifiuto, e spinge così le eterne armonie femminili, libere e vergini nel senso antico del termine, a ritirarsi oltre il velo del visibile, in questo caso nel reame acquatico.
La bellissima Ninfa del Lago di Carezza, è un'altra di quelle figure che rispecchiano perfettamente il "femminile sommerso", il ritirarsi delle antiche tradizioni magiche matriarcali e il pericoloso trionfo del patriarcato.
Per fortuna, però, lo stregone non ebbe mai la dolce fanciulla.
Il sacro femminino in questo caso rimane intatto. Nascosto, ma inviolato.
E forse, offrendo alla dolcissima sirena canti e melodiose parole, un leggero guizzar d'argento potrebbe ancora essere visto sul Lago di Carezza, a ricordare che lei vive ancora lì, e che potrebbe ancora mostrarsi a chi possiede un cuore puro e gentile. Chissà che non si possa ancora udire la sua voce, che narra delle antiche Vie che portano al suo regno...?
Lago di Carezza - Foto reperita in rete |
Lago di Carezza - Foto reperita in rete |
Lago di Carezza - Foto reperita in rete |
Lago di Carezza - Foto reperita in rete |
Ricerca e testo di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice.
Nessun commento:
Posta un commento