24 aprile 2018

Il Sasso Cavallazzo

Le Pietre Madri
Ranco, Varese - LOMBARDIA
Il Sasso Cavallazzo

Oggi, approfittando della giornata soleggiata ma fresca, sono andata a vedere, o meglio, a incontrare un’altra delle grandi Pietre Madri che venne portata nella zona fra Novara e Varese dallo scioglimento dei grandi ghiacciai. La pietra è di serpentino verde, e ha una formazione litologica identica a quella della Preja Buja di Sesto Calende e delle altre pietre di cui ho scritto tempo fa, e se nel linguaggio scientifico si dice che sono tutti giganteschi frammenti arrivati dalla stessa frana, proveniente forse dal Gottardo o del Sempione, a me piace semplicemente chiamarle Pietre Sorelle, tutte figlie della stessa montagna.
La grande pietra, che come altre simili a me personalmente incute un po’ di timore, almeno all’inizio, perché nonostante dalle fotografie non sembri, è veramente gigantesca, si chiama Sasso Cavallazzo, oppure Sasso Cavallaccio, o nel dialetto del posto Sass Cavalàsc. Il nome è stato dato perché a detta di alcuni la forma del masso richiamerebbe quella del muso di un cavallo – sinceramente io non sono riuscita a vederlo, ma poco importa.
Il masso affonda nelle acque del Lago Maggiore, nella zona paludosa del golfo della Quassa, a Ranco, Varese, e cito “per mantenersi in questa posizione è probabile che la parte conficcata al suolo sia notevole e forse preponderante, motivo per cui non è mai stato calcolato il reale volume.” La parte visibile, dunque, potrebbe essere solo una parte della reale massa della pietra, e questo rende il masso ancora più impressionante.
Come ben sapete, mi piace sempre cercare le leggende relative a questi luoghi, ma purtroppo sul Sasso Cavallazzo non ne ho trovata nemmeno una. Però, c’è un però.
Leggo – e vedo anche, grazie a una foto non mia scattata durante una stagione molto secca – che “alla base del Sasso Cavallaccio è presente una curiosa cavità grossolanamente cilindrica posizionata verso il lago e denominata “marmitta dei giganti”, formatasi dall’azione erosiva sulla roccia di un vortice di acqua e ciottoli. Questa cavità è visibile solo quando il livello del lago è molto basso.”
Quando sono presenti queste forme, c’è sempre qualche storia nascosta che le racconta, e anche se in questo caso non ne ho trovate, non significa che un tempo non ve ne fossero.
Un’apertura segreta, dalla forma curiosamente molto “femminile”, che appare sulla base della pietra quando le acque si ritraggono, potrebbe aver richiamato il simbolismo della serratura e della porta che si apre, solo in certe ricorrenze, su un mondo divino, come si dice proprio di un masso molto simile, gemello per tipologia di pietra, e conficcato in un altro punto del Lago Maggiore, ovvero il bellissimo Sasso Galletto di Castelveccana di cui ho scritto qualche anno fa (ma che non ho ancora incontrato dal vero).
In ogni caso, il Sasso Cavallazzo è un masso veramente affascinante, e merita una visita. Peccato solo per la mostruosa casa costruita – e abbandonata – proprio davanti. Mi auguro che, prima o poi, la radano al suolo, e lascino parlare solo la Natura, in una delle zone in cui, peraltro, è rigorosamente protetta.
L'ultima foto pubblicata, con il masso ben visibile per il livello molto basso del lago, e con la marmitta dei giganti che si intravede alla base, non è mia ma proviene dal sito del Comune di Varese.

Il Sasso Cavallazzo

Il Sasso Cavallazzo

Il Sasso Cavallazzo

Il Sasso Cavallazzo e l'apertura a forma di vulva - Foto reperita in rete

Ricerca, testo e fotografie di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice.

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