3 giugno 2016

Il sangue della Salvaria

Saxifraga oppositifolia o Sassifraga rossa
Il sangue della Salvaria - Leggenda dolomitica

Se la candida Sassifraga delle Dolomiti richiama il sacro intimo della Grande Madre, non stupisce che una variante della stessa pianta sia legata a una delle tante leggende sulla perdita del sacro femminino nel mondo.
Ed è la storia della sassifraga rossa - probabilmente si tratta della Saxifraga oppositifolia, che cresce spontanea sulle Dolomiti e in varie zone dell'arco alpino.
Una bellissima Salvaria dal doppio aspetto di fanciulla e di lontra, che vive per brevi periodi nell'acqua ma predilige la terra, con i suoi boschi e le sue vette soleggiate, si innamora di un bel cacciatore di camosci, e i due si incontrano tutti i giorni, dove le acque del ruscello incontrano la terra verdeggiante.
Il giovane rifiuta le altre donne e pare sempre invaghito ed estatico, e questo provoca la gelosia dei suoi compaesani, specialmente delle donne stesse, nelle quali sorge un'invidia feroce e velenosa. Viene organizzato un inganno: il cacciatore viene inviato su una montagna vicina per qualche compito inesistente, giusto il tempo che serve per andare al posto suo nel luogo dell'incontro amoroso con la bellissima Donna Selvatica.
Tutti i paesani, con le donne in testa, si recano alla riva del ruscello e, nascosti, l'attendono. La bella fanciulla, ignara, emerge dalla boscaglia e chiama il suo amato, ma si ritrova circondata da uomini e donne che la minacciano e la inseguono. La Salvaria fugge e fugge, scala il ripido versante della montagna, ma infine viene colpita alla testa da una pietra lanciata dagli inseguitori.
Una pietra segue l'altra... la povera Selvatica viene lapidata a morte e finisce ricoperta da un enorme cumulo di pietre. Il cacciatore di camosci, udito il frastuono, accorre ma ormai è troppo tardi... I compaesani abbassano lo sguardo, le donne lo guardano soddisfatte.
Il ragazzo si getta in ginocchio e, ferendosi senza nemmeno accorgersi, toglie tutte le pietre che hanno travolto la sua amata... infine la trova immersa nel suo sangue, ma ecco che davanti ai suoi occhi si compie la trasformazione: la Selvatica scompare, ritorna alla Natura che l'ha partorita, e il suo sangue si muta in fiore.
Ecco come sono nate le Sassifraghe rosse che colorano d'amore le pallide rocce.

***

Questa storia tramanda, come molte altre simili, la fine dell'era armoniosa del sacro femminino, e ciò che colpisce di più è che in certi casi, e purtroppo non sono pochi, questa fine venga provocata dalle donne. Donne contro le donne, donne contro se stesse, donne contro la propria stessa natura selvatica.
La sepoltura sotto le pietre, simile alla sommersione nei laghi e nei mari, è uno dei simboli del ritiro del sacro femminino nelle profondità della terra, in questo caso sotto e dentro le rocce.
Ma se lo cerchiamo, se cerchiamo la bella Salvaria dentro di noi, sepolta dalle pietre, è possibile che anche in noi avvenga la trasformazione: dalla morte in fiore.

Sassifraga rossa

Sassifraga rossa

Sassifraga rossa

Ricerca e testo di Laura Violet Rimola. Nessuna parte di questi appunti di ricerca può essere citata o utilizzata in alcun modo senza il permesso dell'autrice.

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